Nel mercato dell’information tecnology ci sono persone che avrebbero potuto lavorare a traino di progetti multimilionari e raccoglierne le comunque consistenti briciole oppure avrebbero potuto essere numeri tra le scrivanie di una multinazionale in cambio di un posto garantito.
Invece hanno scelto di rischiare per dare un sapore diverso al loro lavoro e mettere la creatività a servizio di un’idea destinata a potenziare l’esperienza dei più deboli e dei più fragili ancor prima che a qualsiasi prospettiva di profitto.
Circa tre quarti della popolazione mondiale, ad esempio, non ha accesso ad elaboratori elettronici a basso costo e tecnologie dell’informazione elettronica e questo contribuisce a rendere più evidente quel fenomeno che viene definito “digital divide”, ovvero il solco che divide chi può utilizzare tecnologie digitali da chi ne è privo.
Una buona notizia viene dagli inventori di Keepod, un sistema operativo basato su Android e contenuto in una chiavetta usb che viene venduto, compreso il supporto, al prezzo di 7 dollari. Inserendo il dispositivo in un qualsiasi computer, per quanto lento e obsoleto, si possono ottenere risultati soddisfacenti recuperando, così, macchine dismesse e spesso rottamate.

L’idea è nata dall’incontro di Francesco Imbesi e Nissan Bahar, due giovani sviluppatori e imprenditori che hanno messo le loro capacità a servizio di un progetto dal risvolto umano molto interessante, soprattutto considerando la fatica che stanno facendo i Paesi più poveri per avere accesso alla tecnologia e all’informazione. Keepod è già diffuso in alcuni Paesi dell’America latina, in Congo e in Kenya. Entrando nel sito http://keepod.org si può acquistare il dispositivo, donarlo o sostenere il progetto con una donazione. Una chiara dimostrazione che solidarietà e impresa possono convivere anche nei sogni di giovani startupper che si sono applicati anche per alleviare i disagi della disabilità motoria che blocca spesso le persone in alcune funzioni quotidiane che risultano importanti per garantire una certa qualità della vita. Basti pensare, infatti, che alcune attività dell’esperienza quotidiana non sono coperte da servizi, perché magari ritenute non essenziali.
Se una persona portatrice di disabilità, ad esempio, volesse uscire di sera e volesse conoscere in anticipo se un locale è accessibile come può fare? Andrea De Andrea, fratello di Franz che ha qualche difficoltà nei movimenti e nel linguaggio, ha realizzato l’app Abili di Sera (abi-lidisera.com) che consente di recensire i locali in cui trascorrere del tempo libero in base all’accessibilità e ai servizi.
La Rete a servizio dell’incontro umano autentico e della solidarietà, anche nel tempo libero, è da considerarsi un dono di Dio, come ci ha ricordato Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2014. Chi flette la tecnologia a servizio dell’uomo, e soprattutto della sua condizione più fragile, risponde ad una vocazione professionale molto importante che è quella della solidarietà e del sostegno reciproco.

Le app che costituiscono un sostegno alla disabilità motoria, fortunatamente, non sono poche. Ricordiamo, ad esempio, Henable Ztl per conoscere le zone a traffico limitato di molte città oppure WeelMate per trovare toilettes accessibili o ancora Walky Talky (Android) che risponde con una guida vocale alla richiesta di raggiungere un determinato luogo.
Segnaliamo anche il sito nel quale si può comprare o donare ad altri il sistema operativo a basso costo www.keepod.org.

(don Marco Sanavio / SE VUOI 2/2015)