CAST TECNICO

Titolo: Big Eyes
Regia: Tim Burton
Fotografia: B. Delbonnel
Montaggio: JC Bond
Musiche: D. Elfman
Genere: Biogra co/drammatico
Durata: 104’; Nazione: USA
Distribuzione per l’italia: Lucky Red
Anno di uscita: 2014

CAST ARTISTICO

Amy adams: Margaret Keane
Christof Waltz: Walter Keane
Danny huston: Dick Nolan
Krysten ritter: Dee-Ann
Jason schwartzman: Ruben
Terence stamp: John Canaday

Sguardo di insieme

È la storia vera di Walter Keane, un pittore di successo degli anni ’50 e dei primi anni ’60, noto per aver rivoluzionato l’accesso all’arte da parte delle masse grazie ai suoi dipinti enigmatici di orfanelli dagli occhi grandi. Walter, purtroppo, pur essendo un brillante manager che “inventa” la commercializzazione dell’arte, è un impostore che si appropria indebitamente del talento della moglie. Il film si apre con la scena della fuga della protagonista, Margaret, con figlioletta a seguito, dal primo matrimonio, in cerca di libertà e di futuro.

Timida e ingenua, l’artista s’imbatte nell’impostore egocentrico, venditore di se stesso, che, intuìto il talento della giovane donna, la obbliga a dipingere senza posa mentre lui agisce per essere riconosciuto come il pittore più famoso del momento. Margaret, nonostante all’inizio sembri accettare la situazione, alla crescita a dismisura dell’inganno reagisce fuggendo alle Hawaii e qui, spinta dalla figlia, confessa in diretta alla radio di essere lei l’autrice dei “quadri dagli occhi grandi”. La prova finale avviene in tribunale dove Margaret e Walter sono richiesti di dipingere il “loro” quadro. La verità viene a galla: l’arte di Walter Keane non è affatto sua, ma di sua moglie Margaret. La coppia dei Keanes ha così vissuto una menzogna che ha preso proporzioni gigantesche, ma alla ne la verità ha trionfato e, con la verità, la giustizia.

Una donna che si fa mettere i piedi in testa da un uomo… Un copione già visto?

Big Eyes è un bellissimo film e questo non solo perché le inquadrature hanno una composizione gradevole allo sguardo, ma perché sono visivamente intelligenti e perché hanno un forte impatto psicologico sul pubblico. Questo il primo pregio, artistico, del film. Molto c’è da dire sul fronte dei personaggi e della loro recitazione, con la parte più bella del film che si concentra attorno al “risveglio” di Margaret. All’inizio la protagonista, nonostante abbia una sua grande dignità e sicurezza che proviene da una visione interna, si dimostra ti mida e poco sicura di sé, mentre Walter, al contrario, è fiducioso, esuberante e ingegnoso. I due potrebbero costituire una coppia ideale, ma man mano che il film avanza ci rendiamo conto che lui, non contento di essere il manager del talento della moglie e il suo promotore, si presenta a tutti come l’artista e decanta ai media l’originalità della sua ispirazione mentre la moglie produce i dipinti in serie. Potrebbe sembrare una manovra scaltra in un’epoca dove l’arte prodotta dalla donna veniva valorizzata meno di quella prodotta dall’uomo, ma il film, evolvendosi, palesa il risentimento che si cela in ognuno dei protagonisti: in lui, perché non ha talento, e in lei, perché il suo talento non viene riconosciuto. Un’analisi superficiale del film ci potrebbe far affermare che Margaret incarna lo spirito del nascente movimento femminista. Difatti, mentre all’inizio è una qualsiasi casalinga degli anni ’50, nel corso della storia impara ad affermare se stessa, soprattutto quando si accorge della sproporzione dell’inganno di cui è vittima da parte di chi la dovrebbe amare e rispettare. Un’analisi più profonda ci porta invece ad altri interrogativi: perché Walter si lascia accecare dalla gloria, e da una gloria “rubata”? Perché non si adopera per far riconoscere la moglie, quale realmente è, protagonista, e accontentarsi della propria genialità nel settore commerciale? Nella tipica mentalità degli anni ‘50, per la quale l’uomo era il capofamiglia che dettava le regole, davvero non c’era posto per il rispetto e per la giustizia? Davvero Margaret è una donna che si fa mettere i piedi in testa o è, invece, una donna che vive serena secondo i canoni dell’epoca? Come vivrebbe, oggi, la sua vicenda? Big eyes racconta la coppia, l’uomo e la donna che non hanno capito lo straordinario e bellissimo rapporto di complementarietà e reciprocità. Noi, lo abbiamo capito? Lo viviamo nel quotidiano?

RECIPROCITÀ: rapporto uomo-donna che merita di essere vissuto

Se oggi la visione della supremazia del maschio è superata – almeno in alcune realtà socioculturali – è altrettanto superata la visione di un femminismo radicale che voleva il primato della donna sull’uomo. Sembra che sia stato anche superato il modello dell’uguaglianza assoluta.
Uno spiraglio, un respiro di novità e di freschezza ci viene dalla visione che considera l’identica natura, nell’uomo e nella donna, ma con modalità proprie. Questo è il “rapporto di reciprocità” che vive sulla base dell’equivalenza.
Il film propone altri interrogativi sui quali discutere in gruppo o sui quali riflettere per conto proprio. L’arte, ad esempio.
Gustiamo questo film brillante e pieno di colore, con un cast ideale, dove Tim Burton ha dato il meglio di sé.