Il film: “Marie Heurtin”CAST TECNICO

Regia: Jean-Pierre Améris; Sceneggiatura: J. P. Améris, P. Blasband

fotografia: Virginie Saint-Martin

Montaggio: Anne Souriau; Musiche: Sonia Wieder-Atherton

Durata: 95’; Genere: drammatico/biografico

Nazione: Francia; anno di uscita: 2014

Produzione: Escazal Films, France 3 Rhône-Alpes Cinéma

Distrib. Italia: Mediterranea Productions

CAST ARTISTICO

Sœur Marguerite: Isabelle Carré; Marie Heurtin: Ariana Rivoire

Sœur Elisabeth, la Superiora: B. Catillon

Il film: “Marie Heurtin” 1Marie Heurtin nasce nel 1895. Sordomuta e cieca dalla nascita, è incapace di comunicare e vive rinchiusa nella propria natura selvaggia. Molto legata ai genitori, è restia all’avvicinamento di qualsiasi persona. Il padre, modesto artigiano, segue il consiglio di un medico che gli suggerisce di internarla nell’istituto religioso di Larnay, che ospita molte ragazze. Marie è un caso a parte perché, oltre ad essere sordomuta, è anche cieca e per nulla comunicativa. Viene presa a cuore da una giovane suora che vede la sua educazione come una missione affidatale per la sua personale crescita nella fede.
Il primo terzo del film segue gli sforzi estenuanti e senza frutto di Sœur Marguerite che, a tutti i costi, vuole entrare nella buia e silenziosa prigione dentro la quale Marie si è chiusa. Man mano che il progresso nella comunicazione connota la seconda parte del lm, entra in gioco la salute della suora.
Il film si conclude con la morte dell’educatrice che ha saputo insegnare, oltre la lingua dei segni, l’amore di Dio.

Un’opera scritta e realizzata con grande sensibilità

Il film, tratto dalla vera storia dai contorni drammatici di Marie Heurtin, è rivestito di bellezza a livello contenutistico e cinematografico. La fotografia esalta i verdi e i turchini della campagna francese e gli azzurri e gli ocra del convento e delle persone che lo abitano. Ogni inquadratura rivela la perfetta letizia della vita semplice e lo stupore per le piccole cose. In questo contesto eccelle la genuina recitazione di Isabelle Carré e di Ariana Rivoire, giovanissima attrice realmente sordomuta. La fisicità degli scontri e dell’incontro tra le due protagoniste è un inno al senso del tatto, unico senso di cui sa fruire la ragazza. Il regista ci mostra la giovane che sa comunicare con l’aria, con la luce e con il sole il cui calore “sente” sulla pelle. Anche a livello sonoro il film è molto curato. Colpisce il crescendo musicale che, partendo dal silenzio dell’inizio, evolve in un delicato suono di pianoforte per arrivare poi a una esplosione di strumenti e di armonia man mano che Marie comunica con libertà e scioltezza.

Dal silenzio delle parole, molti insegnamenti

Un cammino lungo e faticoso, quello dell’educazione di Marie. Più volte Sœur Marguerite è tentata di abbandonarlo, talmente l’insuccesso è palese, ma non si arrende mai. Sœur Marguerite è, inoltre, forte della fede e sa che dove non arriva lei arriva Dio, che ha immensamente a cuore ogni sua creatura, soprattutto la più fragile e più provata. È palese. Alla base del lavoro di Améris c’è un discorso spirituale con un forte interrogativo: perché Dio priva taluni della vita e altri dei sensi? Il regista s’interroga però senza portare lo spettatore nei meandri della teologia teorica, ma lo accompagna nella quotidianità.
Il film esalta l’immenso valore della comunicazione. E noi, con sensi acuti e svegli, non soffriamo forse di incomunicabilità a causa del nostro egoismo e delle sue pretese? Guardiamo a Sœur Marguerite. Raggiunge la piccola ribelle in primo luogo con la fiducia che, una volta stabilita, si porta dietro l’affetto sotto forma di legame profondo e intenso. Infine, le amorevoli strategie didattiche, nate dal cuore più che dalla scienza, faranno accadere cose straordinarie. Forse la più bella scena del film è la conquista della parola-segno che si sprigiona dalle dita di Marie quando acquisisce la prima parola: couteau, coltello. Da quella parola, per il potere dell’insegnamento amorevole, mille altre si srotoleranno, una dopo l’altra. I progressi di Marie sembrano rapidissimi per il potere del montaggio cinematografico. I sensi… Che dono! Bellissima anche la scena nella quale la ragazza esce e “sente” la neve.
Marie si è lasciata lavare e mettere la divisa. È pronta per essere presentata sotto tutt’altra veste alle compagne e alle suore. Il regista sceglie di non svolgere una scena grandiosa, ma ci presenta la ragazza affascinata dai occhi di neve che le si posano sul volto… Perfetta metafora della “novità” di cui è ormai portatrice.

(di Caterina Cangià, SE VUOI 1/2016)