il giovane GIUSEPPE
la forza del perdono

Nella Bibbia c’è un altro racconto che ci parla del coraggio e lotta: riguarda la storia di Giuseppe (Genesi dal capitolo 37 fino al 50).

Giuseppe è il figlio di Giacobbe, è ancora giovane e si fa notare, come è facile osservare leggendo il racconto, per essere un po’ troppo “buono”. Infatti, fa delle cose che non sembrano procurargli molta approvazione. Intanto, all’inizio della storia, lo sorprendiamo intento a fare la spia al padre sul comportamento dei fratelli. Aggiungiamo anche che il padre non nascondeva la sua predilezione per Giuseppe che era il figlio avuto nella vecchiaia… e che Giuseppe non trovò niente di meglio da fare che raccontare ai suoi fratelli un sogno che lo vedeva superiore a tutti loro (leggi Gen 37,2-10). Abbiamo così un mix di antipatia e di risentimento che farà da premessa a quello che accadrà dopo.
Certamente tutto questo non giustifica quello che fanno i suoi fratelli e cioè gettarlo in una cisterna per farlo morire, e nemmeno il fatto che lo vendono schiavo in Egitto.

In questo racconto c’è un incrocio di diverse forme di immaturità: quella di Giuseppe che vuole essere il “primo della classe” e quella dei fratelli che si lasciano prendere dalla gelosia, oltre che dalla paura di perdere qualcuno dei propri diritti.
Che cosa ridimensiona Giuseppe e fa diventare consapevoli i fratelli che in loro c’è qualcosa di sbagliato? L’esperienza della sofferenza. Giuseppe è schiavo in Egitto, capisce di essere stato tradito dai fratelli, immagina il dolore del padre.
Mentre il racconto procede noi cominciamo a fare il tifo per lui, mentre lo vediamo trattato ingiustamente guardiamo con soddisfazione il successo che ha alla corte del faraone.
… E Giuseppe non smette di sognare!
Tutto viene narrato fino alla conclusione della vicenda, che vede Giuseppe perdonare i fratelli che lo avevano venduto e ritrovare l’affetto del padre e del fratello a cui era più affezionato.
La lotta verso la maturità che Giuseppe affronta con coraggio lo rende significativo e ce lo fa considerare con una simpatia più grande dell’antipatia con la quale lo avevamo accolto all’inizio del racconto.

(estratto da un articolo di Luigi Vari, Rubrica: “I giovani nella Bibbia”, rivista SE VUOI)

 

– “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo” canta Ligabue e questa capacità dei grandi sogni la ritroviamo anche in Giuseppe. Che forma voglio dare al mondo? Qual è il mio grande sogno?

– C’è una situazione della mia vita che voglio cambiare e affrontare con maggior coraggio?

– Provo a pensare a una ferita che brucia dentro di me, come posso trasformarla da sofferenza a nuova possibilità di vita?

 

La mia preghiera

Signore,
non ricordarti soltanto degli uomini
di buona volontà, ma anche di quelli cattivi.
Ma non per guardare a tutte le sofferenze
che ci hanno fatto patire,
ricordati piuttosto delle cose buone
che quelle sofferenze hanno fatto nascere in noi:
la fratellanza, la lealtà, l’umiltà, il coraggio, la generosità,
la grandezza d’animo che ci è cresciuta dentro
per tutto quanto abbiamo sofferto.
E quando quegli uomini verranno al giudizio finale
lascia che i buoni frutti che da noi sono nati
siano il loro perdono.

(preghiera attribuita a un bambino detenuto
nel campo di concentramento di Ravensbruck)