Cast tecnico

Titolo originale: Samba
Regia: Eric Toledano e Olivier Nakache
Sceneggiatura: E. Toledano e O. Nakache
Fotografia: Stéphane Fontaine
Montaggio: Dorian Rigal-Ansous
Musiche: Ludovico Einaudi
Durata: 116’; Anno di uscita: 2014
Genere: Commedia
Nazione: Francia
Produzione: Yume, Quad Films, Ten film e Gaumont
Distrib. per l’Italia: 01 Distribution

Cast artistico

Samba: Omar Sy
Alice: Charlotte Gainsbourg
Wilson: Tahar Rahim; Manu: Izia Higelin
Magali: Liya Kebede
Marcelle: Hélène Vincent
Jonas: Isaka Sawadogo

Sguardo di insieme

Ispirato al romanzo di Delphine Coulin, Samba pour la France, si profila un personaggio-tipo, emblematico di moltissimi altri che si affacciano ai cosiddetti Paesi del benessere per trovare lavoro e una vita degna di essere vissuta. Si tratta di Samba Cissé, un senegalese clandestino che vive in Francia di piccoli lavori pagati inadeguatamente, pieno di paura di essere scoperto ed espulso. Tutto cambia quando incontra
Alice, una dirigente di azienda, appena uscita da uno stato di depressione psicofisica, che da qualche tempo si impegna, per ritrovare un po’ di serenità, in un’azione di volontariato a favore degli immigrati.
Da qui parte il film, da un primo sguardo che fa cogliere ai due protagonisti di avere molto in comune. Le peripezie per ottenere il permesso di soggiorno porteranno Samba a nascondersi nelle periferie di Parigi, mentre Alice capirà con sempre maggiore chiarezza che la sua felicità è legata a un uomo di colore e farà di tutto per dargli una mano e ritrovare la libertà di vivere.
All’interno di questa trama semplice e quasi scontata prendono vita personaggi minori, vivaci e ben delineati dalla magica regia di Toledano e Nakache che ci accompagnano nella visita a un mondo che, nel bene e nel male, è una grande fetta della nostra umanità. Il desiderio di dignità e di sicurezza è dipinto nei volti degli immigrati, misto ai colori foschi della paura e dell’incertezza per il futuro. 

PANE, AMORE E INTEGRAZIONE…

Fianco a fianco, insieme, i registi e il protagonista del film Quasi amici, raccontano la scottante e commovente attualità dell’immigrazione.
Un mondo decisamente variopinto, quello del senegalese protagonista, alla ricerca disperata del permesso di soggiorno e un mondo-bene, arido e comunque alla ricerca del vero sé, quello della parigina Alice. Per tutti e due la cura sembra risiedere proprio nella relazione interpersonale intensa e sincera, vera terapia contro l’emarginazione sociale.
Un tema delicato e attualissimo viene messo davanti agli occhi di tutti con garbo, ironia e cuore. Certo il film parla attraverso l’arte, ma dice abbastanza per aiutare lo spettatore a immaginare per conto proprio la vera emarginazione.
Elementi costruttivi del film sono la determinazione e la serenità con la quale Samba affronta ogni difficoltà e supera ogni ostacolo. In tutte le situazioni il sorriso non gli manca mai, sembra esserglisi stampato sul volto. Resistenza e forza di volontà vengono sottolineate, si può dire, in ogni inquadratura che incornicia il volto del protagonista che risulta essere un vero esempio per molti nostri giovani disimpegnati, circondati dal benessere. In questo senso il film esalta il lato umano dell’immigrazione, fatta di persone e non di numeri, fatta di menti e di cuori impastati di culture diverse e non solo di problemi e di soluzioni da trovare. È vero, dietro alla seria situazione che si è creata in Francia (come in Italia e come in altre nazioni europee) esistono persone pronte a tutto pur di avere la loro fetta di libertà e dignità. E di questo dobbiamo tenere conto.

A livello strutturale il film racconta in maniera dettagliata la vicenda di Samba con i colloqui frustranti svolti nelle stanze dell’associazione di volontariato, con i lavori irregolari, con il centro di detenzione, con le fughe dalla polizia e con il decreto di rimpatrio… Gli immigrati sono persone come noi, con la stessa voglia di sicurezza, con gli stessi sogni di futuro, con gli stessi sentimenti e le stesse emozioni nel cuore. Ci crediamo? Ci pensiamo? Ne parliamo fra noi? Agiamo perché accada qualcosa a favore della “persona” che incrociamo?
Il personaggio di Alice, nevrotica occidentale il cui tracollo psicofisico è dovuto a un lavoro troppo competitivo (ha sofferto di burn-out), è anch’esso emblematico della società del benessere e della produttività.
Ora, perché noi occidentali ci dedichiamo alla professione in maniera così esasperante, trascurando l’orizzonte di una sana e gratificante collaborazione fra menti? Perché non accomuniamo i talenti personali per una ricaduta positiva arricchente per tutta la società? E nelle nostre comunità, com’è il lavoro? Alienante? Costruttivo? Impastato con la preghiera?
Il film ci fa “stare bene”, per la tenerezza e l’affetto che lo permeano, ma ci fa anche “stare male” per il tono documentaristico di numerose scene.
Se vogliamo fare una critica al film dobbiamo colpire alcune note artefatte e dolciastre nel rapporto tra i due protagonisti.
Amore, integrazione e ricerca della felicità ci faranno sempre compagnia, conclude il film che può ben essere definito una commedia corale di amicizia e solidarietà dove le differenze di etnia e di collocazione sociale vengono cancellate dall’amore.

 

(a cura di Caterina Cangià, rivista SE VUOI)