CAST TECNICO

Titolo originale: Silence, Regia: Martin Scorsese
Sceneggiatura: Jay Cocks e Martin Scorsese
Soggetto: Shūsaku Endō; Durata: 161’
Genere: Drammatico – storico; Nazione: USA
Anno di uscita in Italia: 2016

CAST ARTISTICO

Padre Cristóvão Ferreira: Liam Neeson
Padre Sebastião Rodrigues: Andrew Garfield
Padre Francisco Garupe: Adam Driver
Padre Alessandro Valignano: Ciarán Hinds
L’inquisitore Inoue Masahige: Issei Ogata
Kichijiro: Yōsuke Kubozuka
L’interprete: Tadanobu Asano

Sguardo di Insieme

Il film narra la storia dei Padri Rodrigues e Garupe, missionari alla ricerca del loro mentore, Padre Ferreira, del quale si sono perse le tracce, ma che pare abbia rinnegato pubblicamente la fede cattolica. È il 1630 ed è questa la terribile notizia che muove i due gesuiti ad andare in Giappone per rendere più saldo il messaggio evangelico. L’impatto con la ferocia dello shogunato che tende insidie per torturare e sterminare i cristiani si acuisce quando Padre Rodrigues, considerato l’ultima speranza per una parte di cristiani che non vuol cadere nel compromesso, viene messo alla prova e la sua vita si trasforma quasi in quella di Cristo. Il missionario è circondato dai discepoli che istruisce, viene tradito da uno di questi per denaro e, infine, prossimo alla sua morte, resa metaforicamente con l’abiura, fa una scelta finale, anche se non definitiva. Il prezzo da pagare è assistere a violenze e torture sui contadini cristiani innocenti. “Il prezzo della tua gloria è la loro sofferenza”, gli dice l’Inquisitore giapponese. Il percorso di Rodrigues è un atto di fede in tutto e per tutto e si conclude con un finale molto forte, che lascia lo spettatore con cento interpretazioni libere. Proprio il suo cedere, proprio il gesto sacrilego che certifica pubblicamente la sua apostasia, diviene per lui momento di intimo incontro con Cristo che gli fa pregustare come opera la Sua salvezza. Perché è il volto di Cristo stesso, dalla tavoletta messa davanti ai suoi piedi perché la calpesti, che lo invita a fidarsi, a non avere paura, e gli promette di prendere su di sé tutto il dolore del missionario fallito.

Alla mia preghiera risponde il silenzio”.

Attorno all’imponente romanzo di Shūsaku Endō, preso come punto di partenza, si sviluppa un’opera spirituale e artistica che arriva fino alle radici dell’anima. Il film è uno straordinario viaggio nel dolore e nella fede e il silenzio a cui si riferisce è il silenzio di un Dio considerato assente. Il grande scontro che si gioca nella mente e nel corpo dei due religiosi: negare la divinità del Cristo e salvare così tanti innocenti o professare la propria fede condannando al martirio se stessi e tanti cuori semplici domina l’intero film.
Lo spettatore si chiede: “Cosa significa dedicare la propria vita alla religione e alla sua diffusione?”. “Perché far soffrire gli altri per la propria fede?”, “Perché Dio tace di fronte alla morte dei suoi seguaci?”.
Nell’attualità segnata dal sangue di cristiani perseguitati in varie parti del mondo l’opera di Scorsese ha molto da dire. Il tema dell’abbandono è un tema portante di Silence e ricalca la sofferenza di Cristo: “Padre perché mi hai abbandonato?”. Chi di noi non si sente, nelle prove della vita, abbandonato da un Dio il cui silenzio è assordante? Il film tratta, sì, dell’abbandono della fede, ma anche della capacità di abbandonarsi alla fede. Il film è soprattutto un inno alla misericordia di Dio, nonostante la colpa. Kichijiro ricorda il traditore Pietro. Speranza e disperazione, fede e redenzione si contrappongono di continuo. Padre Ferreira è l’emblema del cattolico moderno poco convinto, mentre Padre Rodrigues, appassionato per Cristo, deve scegliere tra l’amore per Dio o l’amore per i suoi figli. Il film è un confronto serrato tra colpa e perdono, caduta e redenzione, angoscia e misericordia. Ma proprio mentre tradisce, Padre Rodrigues viene paragonato, da Gesù stesso, a sé.

La bellezza come cifra di lettura del film

Silence, a livello cinematografico, è pura emozione. La fotografia è meravigliosa e le immagini vengono intessute, inquadratura dopo inquadratura, in maniera incisiva. Alcuni fotogrammi sembrano pittorici, con riprese dall’altro in bianco-marmo, in blu-mare e in verde-erba. Le inquadrature paesaggistiche sono spesso avvolte nella nebbia che ben rappresenta il Silenzio di Dio. La scenografia è sublime. Un film dalla bellezza inquieta e insieme sommessa, che sa concedersi il coraggio della lentezza. I dialoghi restano impressi per il contenuto denso e poetico. La colonna sonora è basata su melodie popolari e su canti cristiani oltre che sul silenzio. Le scene sono costruite in totale sintonia immagine-suono. Eccellente l’interpretazione degli attori.

(a cura di Caterina Cangià, rivista SE VUOI)