La famiglia Bélier 1

Cast tecnico

Regia: Éric Lartigau / Sceneggiatura: Stanislas Carré De Malberg

Fotografia: Romain Winding / Montaggio: Jennifer Augé

Musiche: Evgueni Galperine e Sacha Galperine / Durata: 106’; Genere: Commedia;

Nazione: Francia; / Produzione: Jerico, Mars Films, France 2 Cinéma

Distribuzione per l’Italia: BIM /  Anno di uscita: 2014;

Premio Salamandre d’or al Sarlat Film Festival, novembre 2014

Cast artistico

Paula Bélier: Louane Emera /  Monsieur Thomasson: Eric Elmosnino

Rodolphe Bélier: François Damiens / Gigi Bélier: Karin Viard

Sguardo di insieme

Quando l’attenzione si focalizza sulla famiglia e quando la cifra che conduce la riflessione è umoristico-emotiva sulle note di un’ottima musica, allora il successo di un film è assicurato. Perché proprio così si svolge il racconto cinematografico di Éric Lartigau, brillante commedia sostenuta da un’ottima sceneggiatura e “giocata” da un cast di attori di tutto rispetto.

Paula Bélier, la protagonista, ha sedici anni ed è l’interprete vocale dell’intera famiglia composta da padre, madre e fratello, tutti e tre sordi, impegnati nella cura di una fattoria di loro proprietà e nel venderne i prodotti.

Sì, tutti sordi in famiglia e, per ironia della sorte, la figlia è dotata di una bellissima voce.

Paula, divisa tra lavoro e liceo è, per la sua famiglia che ama e dalla quale è ricambiata, il ponte con il mondo. Quando il professore di musica del liceo scopre il suo talento, la incoraggia a studiare canto e a iscriversi al concorso canoro indetto da Radio France a Parigi. Paula studia un compromesso chiedendo di essere sostituita nelle “traduzioni” dall’amica del cuore, classica combinaguai, ma si rende presto conto che Mathilde non è la persona giusta.

Louane Emera, ex concorrente all’edizione francese di The Voice, presta un’incantevole voce, nonché freschezza e vivacità al personaggio della giovane alla ricerca di un suo posto nel mondo. Come di solito capita quando si è a un bivio importante, la ragazza deve decidere fra restare con la famiglia o seguire il proprio talento.

Non è facile decidere e quando tutto sembra risolversi nella scelta del grigiore della fattoria, ecco che il padre e la madre, proprio perché amano davvero la loro Paula, la incoraggiano a lanciarsi nella sfida con se stessa. Paula vince e nell’ultima sequenza del film, bella di una bellezza da togliere il fiato, canta e traduce con il linguaggio dei segni, a beneficio della sua fa-miglia, uno stupendo poema che rispecchia il momento che sta vivendo.

La vicenda della famiglia è condita da una storia d’amore tra Paula e Gabriel (Ilian Bergala), durante la quale, nonostante piccoli malintesi, vincono l’aiuto, l’incoraggiamento e il dono reciproco.

La famiglia Bélier 2

Una famiglia come le altre?

Il film, ispirato al libro di Véronique Poulain (Les Mots qu’on ne me dit pas), trasuda valori. In primo luogo, presenta dei genitori ancora molto sensibili alla maladie d’amour e traboccanti d’amore verso i figli, che non esitano a mostrare i loro sentimenti e i loro limiti. Poi ci racconta Paula, che si comporta da persona matura nella gestione della fattoria e nella mediazione fra i suoi cari e la società.

La ragazza lavora con competenza e, al tempo stesso, studia con ottimi risultati. Inoltre, è sensibile e premurosa. Guardandola nelle varie sequenze del film, non possiamo fare a meno di interrogarci proprio sui giovani. Maturi? Responsabili? Combattuti tra la scelta fra ciò che fa “piacere” e ciò che invece è “dovere” nei confronti degli altri?

Il film dice che la famiglia è fondamentale in questa età ricca e contraddittoria, perché i ragazzi devono trovare se stessi e capire ciò che vogliono fare. Ci si dovrebbe continuamente interrogare su come i genitori e gli adulti educatori in generale li aiutino.

Tutti sono cresciuti alla fine del film.  Per prima Paula, poi i genitori, che superano il distacco dalla figlia e riescono a gestire il suo “volo”.
Oltre a trattare della famiglia e del talento, il film tratta della “diversità”, che viene raccontata con un vivace senso dell’umorismo, in tono semiserio.
Tratta anche dell’educazione. Difatti, di notevole spessore è la figura dell’insegnante di canto (figura emblematica di tutti gli insegnanti) che appena scorge un talento non si dà pace finché non lo promuove e non lo potenzia.
A livello artistico e comunicativo, sono bellissime due scene: quella del papà che appoggia la mano sulla gola della figlia per percepire le vibrazioni della canzone che sta cantando e quella finale, quando Paula si esibisce all’audizione e, con i gesti della lingua dei segni traduce le parole della canzone.

Il film, che “fa bene al cuore”, ha un messaggio chiaro: i figli devono spiccare il loro volo e i genitori non devono tarpare le ali. Mai.
Anche quando il “volo” li porterebbe al sacerdozio o alla vita consacrata? Che volo straordinario sarebbe! 

La famiglia Bélier 3

Dialoghi

Mamma:  Se la prendono, dovrà andare a Parigi da sola!

Papà: Non è questo a spaventarti, tu hai paura che noi restiamo soli.

Professore di musica (a Paula): Tu hai una pepita d’oro in gola…

“Io non fuggo, io volo”. (Paula)

“Ho una possibilità su mille, ma voglio tentare. Prendo in mano il mio destino!” (Rodolphe Bélier)

Cosa fai? Chiudi quegli occhi e fa volare la tua anima… (Fabien Thomasson)

Testo di Caterina Cangià
SE VUOI 6/2015