Una voce che continua a gridare

(a cura di Giovanni Impastato, fratello di Peppino)

Il 9 maggio 2018 ricorre il 40° anniversario dell’assassinio mafioso di mio fratello, Peppino Impastato.
Avevo venticinque anni quando il suo corpo è stato dilaniato e fatto a pezzi da un’ingente quantità di esplosivo sulla ferrovia Palermo-Trapani. Al dolore per il suo efferato omicidio si è aggiunto quello per l’ingiuria che voleva fare passare Peppino per un terrorista e la sua morte per suicidio: Peppino era stato ammazzato dalla bomba che lui stesso aveva collocato per compiere un attentato.
Non potevamo accettare che la sua memoria fosse infangata. Peppino era un’attivista, un giovane uomo, che portava avanti il suo impegno civile e la sua lotta contro la mafia con coraggio e determinazione, in difesa della giustizia e dei diritti dei più deboli.
Ci abbiamo messo oltre vent’anni per riaffermare la verità e per arrivare alla condanna dei colpevoli. Grazie alla tenacia di mia madre, Felicia, e dell’impegno di tante altre persone, dei suoi compagni, persino di gente, che non ha conosciuto Peppino e, soprattutto del Centro Impastato di Palermo, intitolato a lui dopo la sua morte.
Le difficoltà sono state molte. Abbiamo lottato strenuamente fino allo scontro diretto con una parte delle istituzioni, che, attraverso un vero e proprio depistaggio, hanno infangato per lungo tempo la sua memoria. Un depistaggio che non ha ancora trovato colpevoli.
Nel tempo, l’impegno della nostra Associazione, Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato (www.casamemoria.it), e di tutti quelli che ci hanno sostenuto è cresciuto.

Oggi, dopo un cammino di quasi quarant’anni, ci riteniamo soddisfatti per essere arrivati a dimostrare la verità sulla morte di Peppino e a ottenere giustizia, ma non ci fermiamo. Continuiamo a portare avanti le idee di Peppino, ad “azionare” la sua memoria nel presente. La sua voce “profetica” non si è spenta e l’eco della sua vita e del suo impegno rimbomba nelle orecchie di tanti giovani e di tante persone, che non abbassano la testa e lottano per un mondo migliore. 
Le prese di posizione di Peppino sono state importanti. La rottura con il sistema e con il contesto dove viveva, quella con la sua famiglia di origine mafiosa, le scelte politiche che lo hanno portato a schierarsi con gli ultimi, le battaglie sociali accanto al mondo contadino in difesa delle proprie origini e della propria cultura, lo scontro diretto con le istituzioni, che volevano cancellare l’identità di un popolo contadino con l’esproprio delle terre per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Punta Raisi.
Tutto questo testimonia che l’impegno di Peppino è più che mai attuale. Se fosse ancora vivo ci sarebbero tante battaglie che non esiterebbe a fare proprie: una su tutte quella in difesa dei diritti negati. Si batterebbe per le tante istanze ed emergenze sociali: per i diritti degli immigrati, contro la schiavitù di uomini che si continua a perpetuare in tuti gli angoli della terra e per il diritto al lavoro di tante realtà che rischiano di essere smembrate e decimate.

Dietro i volti degli immigrati che sbarcano sulle nostre coste, dei bambini che muoiono di fame a causa di un liberismo globalizzato dominato dal profitto, delle vittime di guerre assurde che scoppiano per tutelare gli interessi di governi potenti, noi vediamo Peppino.
Peppino aveva scelto da che parte stare e anche oggi, se fosse ancora vivo, starebbe dalla stessa parte: quella degli ultimi.
Ecco perché il TEMA del 40° anniversario della sua morte saranno “I diritti negati”.
Un tema in linea perfetta con la sua vita, il suo impegno, il suo messaggio.
Un messaggio di lotta, di impegno civile e di speranza che, in questi quarant’anni, abbiamo trasmesso soprattutto alle nuove generazioni.
Tantissimi giovani vedono Peppino come un punto di riferimento. La sua storia, i suoi valori e i suoi metodi di lotta, creativi e alternativi, come lo è stata l’ironia utilizzata nelle trasmissioni di Radio Aut, hanno coinvolto anche un mondo apparentemente distante dalle sue idee politiche. Il suo impegno antimafia è stato un vero esempio per molti.
In questi 40 anni Peppino non è mai stato lasciato solo e siamo convinti che oggi lui cammini accanto a noi e continui a parlare.
Il 9 maggio, tutti insieme lanciamo il nostro appello contro ogni forma di rassegnazione e d’indifferenza, mali che è necessario estirpare. E riteniamo che questi mali si possano estirpare solo se continuiamo a tenere viva e ad amplificare la voce di Peppino e quella di tanti altri che, allo stesso suo modo, con il loro sacrificio, hanno tracciato per tutti noi la strada della verità e della giustizia.

(L’eco di una vita, rivista SE VUOI)