…A 19 anni mi ero candidato e sono diventato Consigliere comunale del Comune in cui vivevo. Sono stati anni di solitudine e di fraintendimenti perché chi si impegna è spesso guardato come il ragazzo che vuole scalare. In quegli anni il sistema era stato travolto da un vero e proprio terremoto, un po’ come quello di questi mesi. Mi aiutavano a camminare molte testimonianze di alcuni uomini politici e alcuni scritti, tra questi ne voglio ricordare due. “La fede, vissuta in politica, testimonia la certezza delle cose future” di Aldo Moro, che aveva pagato con il sacrificio della vita il suo impegno in politica. Poi mi avevano scosso i versi di Bertolt Brecht sul rischio del disimpegno che genera “L’analfabeta politico”: «Il peggiore analfabeta/è l’analfabeta politico. / Egli non sente, non parla, / né s’importa degli avvenimenti politici. / Egli non sa che il costo della vita, / il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, / dell’affitto, delle scarpe e delle medicine / dipendono dalle decisioni politiche. / L’analfabeta politico è così somaro / che si vanta e si gonfia il petto / dicendo che odia la politica. / Non sa l’imbecille che dalla sua / ignoranza politica nasce la prostituta, / il bambino abbandonato, / l’assaltante, il peggiore di tutti i banditi, / che è il politico imbroglione, / il mafioso corrotto, / il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali».

Perché è ancora importante impegnarsi? Anzitutto perché da cristiani, “la politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune” scrive Papa Francesco nell’Evangelii gaudium. È una vocazione, occorre scoprire a quale servizio sono chiamato.

estratto dall’articolo di Francesco Occhetta,
(gesuita Redattore de «La Civiltà Cattolica»),
dossier GIOVANI E POLITICA, SE VUOI 3/2018