Penso che tutti prima o poi ci siamo trovati a pensare a quella che è la nostra vita; a come trascorriamo le giornate, tra gli impegni vari, le amicizie, gli hobbies, i rapporti umani in genere… Voglio essere onesto con me e con voi: per me buona parte di queste è dedicata al lavoro, turni da dodici ore, straordinari, corsi di formazione e aggiornamento. Senza dimenticare i servizi extra. Insomma le giornate volano via piene di avvenimenti, alcune volte con note dal sapore allegro e altre volte tristi.
Perché quello del vigile del fuoco è un lavoro emozionante, mai monotono, imprevedibile, che ti riserva situazioni sempre differenti (per luoghi, persone, problematiche), che ti fa vivere pagine felici ma anche tante tristi, capaci di lasciarti scorrere qualche lacrima sul volto… Incidenti stradali, incendi vari, soccorso a persone in difficoltà, ma anche tanti sorrisi, in primis quelli dei bambini che quando vedono passare il nostro camion rosso si sbracciano per salutarci esclamando: “i pompieri!!!”.
Una delle pagine infelici è stata quella del terremoto ad Amatrice, in cui ho lavorato sin dalle prime battute, alla ricerca di persone sotto le macerie, cercando di strappare quante più vite possibili a quell’atroce destino.
Si è scavato spesso a mani nude, alla ricerca disperata di persone sotto le macerie… chi segnalava un parente, chi un amico, chi un semplice conoscente o vicino di casa: tutto nel frastuono di quegli attimi.
Sono stati giorni intensi, tanto da lavorare senza perdere neanche un minuto per dormire, continuando ininterrottamente a scavare e scavare ancora… per giorni.
La TV e i mass media hanno trasmesso di tutto e di più di quelle giornate, e continueranno a farci vedere quelle immagini a lungo, ma io quelle immagini, comunque, non potrò mai dimenticarle. Me le porto dentro come un macigno, cercando di metabolizzarle con il tempo: dalla gioia indescrivibile di aver salvato qualcuno, al silenzio e profondo dolore di quando tutti gli sforzi sono risultati vani. Ricordo ancora oggi tutti quegli sguardi incrociati, da quelli dei miei colleghi stanchi e provati dalla fatica di giorni di lavoro, a quelli delle persone che hanno perso tutto, che ricercano in quel momento, nella nostra divisa, l’unica via verso la salvezza. Eravamo un punto di riferimento anche nei giorni seguenti, per le loro piccole e grandi necessità.
Recuperare nelle loro abitazioni divenute inagibili un oggetto caro, del vestiario, un semplice ricordo, è stato come dare un pizzico di speranza a queste persone che hanno perso tutto. Il loro semplice “grazie”, un sorriso a nascondere una lacrima, un abbraccio, sono emozioni indescrivibili, che danno senso a tutto il lavoro svolto, quasi a cancellare di dosso tutta la fatica accumulata.
Eh sì, perché i supereroi esistono solo nei film, i vigili del fuoco, invece, sono uomini e come tali hanno una mente, un cuore, sentimenti… sì, è vero, siamo formati o predisposti o “abituati” a talune situazioni, fatto sta che questo lavoro ti forma, ti cambia, ti dà infinite gioie, ma anche ti lascia tracce addosso che restano indelebili. I ricordi, i volti, gli sguardi sono impossibili da dimenticare… e ripensando alla propria carriera lavorativa, tornano alla mente così nitidi come appena vissuti, anche a distanza di anni. Ringrazio ogni giorno il buon Dio per questo dono, io che sono cresciuto guardando la stessa divisa indossata da mio padre, i giorni vissuti da bambino in caserma, veder passare a sirene spiegate quel camion rosso, emozionandomi e pensando a quando, e se, sarebbe arrivato il mio momento.

Oggi sono fiero di essere un pompiere nonostante lungo il cammino ci sono state mille difficoltà; ma la volontà, la tenacia nei momenti difficili e di sconforto e l’impegno per vincere il concorso per diventare un vigile del fuoco permanente dopo anni di precariato, è stata per me una grande soddisfazione.
Sono un giovane come voi, cerco di essere un vigile del fuoco e di farlo nel migliore dei modi, dedicandomi con umiltà ad imparare e migliorare: per me non è un lavoro… ma IL SOGNO DI UNA VITA!