Siamo anche QUANTO condividiamo
“fake news e giornalismo di pace”

di Carlo Meneghetti, docente di teologia della comunicazione

Il 24 gennaio, papa Francesco ha presentato il messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali del 13 maggio 2018.
Il titolo scelto per la giornata è: «La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace».
Sarà capitato anche a te di trovarti alcune notizie che, magari, hai considerato più o meno “strane” sui social o in rete. Esistono dei siti, oramai entrati nella storia di internet, che “plasmano” notizie ironiche attingendo da fatti o da news particolari, Lercio o Giomale ne sono due famosi esempi.
Un sito molto interessante è anche Bufale.net che si occupa di confrontare le varie notizie evidenziando, attraverso i colori semaforici, se si tratta di contenuti veri, falsi o incerti.
Potrebbe esserti capitato di andare a condividere alcune fake news, credendo nella veridicità della fonte o considerando attendibile il contatto che ti ha passato il contenuto.
Papa Francesco, nel suo Messaggio che richiama l’attuale tematica, ricorda che: Fake news è un termine discusso e oggetto di dibattito. Generalmente riguarda la disinformazione diffusa online o nei mediatradizionali. Con questa espressione ci si riferisce dunque a informazioni infondate, basate su dati inesistenti o distorti e mirate a ingannare e persino a manipolare il lettore. La loro diffusione può rispondere a obiettivi voluti, influenzare le scelte politiche e favorire ricavi economici. 
Ognuno di noi è quindi responsabile anche di quanto condivide in rete.
Per online non intendo solamente la pubblicazione su Facebook, Twitter o sul blog personale, intendo anche la condivisione attraverso Whatsapp o Telegram.
Non si contano più i messaggi “fotocopie” che molto spesso ci arrivano e che invitano, per esempio, a dare una casa ad alcuni gattini trovati nel cassonetto, a fare attenzione poiché, in breve tempo, il servizio di messaggistica utilizzato sarà a pagamento (dimenticandoci oggi sono i nostri dati personali sono la moneta più preziosa), o a copiare ed incollare la fantomatica indicazione del garante per la privacy per tutelarci.

Bruno Mastroianni, filosofo e giornalista, riporta in un suo recente testo che si intitola La disputa felice, alcune “buone pratiche” per riuscire a non cadere nella trappola delle false notizie. Si tratta di una guida molto utile per discernere quanto si trova in rete (cf B. Mastroianni, La disputa felice, dissentire senza litigare sui social network, sui media e in pubblico, Franco Casati Editore, Firenze, 2017, pag. 84):

  1.  Individuare la fonte: chi lo dice?
  2.  Data, luogo, circostanze: quando e dove?
  3.  Verificabilità: qualcuno conferma?
  4.  Autorevolezza: chi lo conferma?
  5.  Confronto: ci sono altre versioni? 

I 5 punti non esauriscono la loro “ricchezza” solo con la verifica della notizia ma, permettono di andare oltre, proponendo un sano esercizio di attività critica e diventano utili, indispensabili, per contrastare un altro famoso fenomeno odierno, ovvero l’analfabetismo funzionale: leggo, non capisco il contenuto, commento ugualmente.
Ognuno di noi, oggi, è anche un cittadino digitale, un abitante della rete e dovrebbe prestare attenzione a quanto viene condiviso e pubblicato, noi siamo anche quanto pubblichiamo!
Non esiste la cesura tra virtuale e reale nel contesto comunicativo odierno, i due aspetti combaciano tra di loro, uno è l’altro e viceversa.
Fabrizio Moro, nella canzone “Pensa”, ricorda questo:
“Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare. 
Pensa e puoi decidere tu.
Resta un attimo soltanto un attimo di più.”
Lo stesso si potrebbe affermare oggi per quanto riguarda il mondo delle condivisioni: “Pensa, prima di pubblicare, pensa!
Un momento di discernimento in più potrà permetterci di vivere, come auspicato anche dal Pontefice, la “verità della e nella libertà”.
Non smettere di condividere, magari mettici un attimo di più!
Buona con-divisione e buona comunic-Azione.

(Carlo Meneghetti, SE VUOI 3/2018)